"I dati sono il nuovo petrolio". Questo è uno dei grandi leitmotiv della nuova rivoluzione digitale. Nel caso di Continental, colosso della produzione di pneumatici, deve essere proprio così dal momento che la necessità di avere maggiori informazioni sui propri prodotti e una più elevata tracciabilità dei processi produttivi hanno spinto l'azienda tedesca a implementare la tecnologia RFID.
In pratica all'interno di ogni pneumatico viene inserito un tag RFID che contiene una serie di preziose informazioni. Innanzitutto, naturalmente, identifica in maniera univoca il prodotto e la sua tipologia (ad esempio se si tratta di una gomma anteriore o posteriore oppure invernale o estiva). In più, attraverso un'interfaccia dedicata si accede ad altre informazioni specifiche di quel pezzo. Grazie a un collegamento con il gestionale aziendale, i dati acquisiti al momento della decodifica del tag, effettuata con lettori RFID o con appositi gate, vanno ad aggiornare il database in tempo reale.
Continental ha deciso di scegliere la tecnologia RFID per raggiungere molteplici scopi contemporaneamente. Il primo, più ovvio, è quello di velocizzare drasticamente le operazioni di identificazione automatica dei singoli pezzi: il vantaggio della tecnologia RFID è proprio quello di consentire identificazioni massive con un unica lettura. Altro obiettivo è quello di avere un ulteriore salto di qualità in termini di tracciabilità sia produttiva che logistica, infatti grazie all'identificazione in radiofrequenza è possibile tenere traccia di tutti gli step di produzione e i "check point" nella catena di distribuzione.
Inoltre, non meno importante, l'implementazione dei chip RFID negli pneumatici rappresenta una garanzia di qualità nel montaggio degli stessi. Questa novità, infatti, per ora riguarda solo l'assemblaggio della prima fornitura di gomme sulle automobili nuove, pronte a essere messe in vendita. Grazie alle tante informazioni contenute nel tag RFID, chi si occupa di montarle a bordo del veicolo riesce a farlo praticamente senza rischi di commettere errori e attingendo alle informazioni necessarie molto più velocemente rispetto al passato.
Come ampiamente discusso in un articolo dedicato al confronto tra il codice a barre e l'RFID (lo trovate qui), non esiste una tecnologia migliore dell'altra ma, semplicemente, per ogni applicazione va valutata la soluzione più efficace ed efficiente. Nel caso specifico di Continental sarebbe stato tranquillamente possibile ottenere attraverso l'uso del codice a barre i medesimi risultati garantiti dalla tecnologia RFID. L'unico punto che ha fatto pendere l'ago della bilancia verso la radiofrequenza è rappresentato dalla maggiore velocità nell'acquisizione dei dati che, in questo caso, non aveva controindicazioni.
L'identificazione RFID, infatti, può risultare non affidabile al 100% quando si opera in ambienti con forti presenze metalliche o di liquidi. Continental non ha di questi problemi dal momento che, evidentemente, i suoi stabilimenti producono e movimentano gomma. Inoltre, l'identificazione in radiofrequenza è da preferire quando si hanno grandissimi volumi di prodotti da identificare e, conseguentemente, discreti budget da investire. Condizioni perfettamente rispettate in questa particolare applicazione.